La cena di Mario si svolse sul solito tavolaccio di pallet inchiodato. La legna bruciava nel camino mentre il finestrino aperto faceva entrare l’aria gelida e qualche timido fiocco di neve. Guardò fuori, poi si alzò, smosse i rami e aggiustò un ceppo con l’attizzatoio.
- Che ne pensi di andare a mangiare, Baker?
Il setter lo guardò. Crema e marrone, stava steso a terra con la testa tra le zampe. Mario gli aprì la porta, ma Baker non si mosse.
- Andiamo, su. Non puoi stare qui, è notte, e i cani non dormono in casa.
L’animale guaì, poi, pressato dallo sguardo del padrone si alzò lentamente sulle zampe posteriori e si spostò verso l’uscita di emergenza zoppicando.
- Bravo Baker, così va bene. Gli animali restano animali, gli uomini restano uomini. Con tutto quel pelo che hai, non ti farà male stare un po’ al fresco.
Il cane andò sull’ala del 707, poi scese la scaletta in legno, rimettendosi esattamente nella posizione in cui era rimasto fino a qualche minuto prima, ma in mezzo alle sterpaglie bagnate.
Mario prese la Bibbia e cominciò a sfogliarla. Si appoggiò sul tavolino del sedile 14 A, e poggiato il gomito sinistro, cominciò ad arruffarsi i larghi ricci castani.
-“Apocalisse di San Giovanni Apostolo” lesse ad alta voce stendendo le pagine del volume.
Il fuoco crepitava mentre leggeva nella mente. Ogni tanto qualche ramo scoppiettava nel focolare su un treppiede.
Guardò un vecchio termostato appeso alla carlinga: undici gradi, non era poi così male per essere notte, pensò. Battè le mani contro gli avambracci scoperti per riscaldarsi.
Baker abbaiò.
Mario girò pagina. Era ebbro di sonno, quella mattina aveva cominciato il lavoro alle quattro. Un po’ programmava, un po’ curava un orto che si era ricavato poco lontano dall’aereo, sradicando tre alberi e facendo spazio nel bosco.
Baker abbaiò ancora.
L’uomo mise la testa fuori dal finestrino, vedendo con la coda dell’occhio il cane che correva a tutta velocità verso qualcosa.
-Baker, lascia stare le volpi
Chiuse il finestrino e mise addosso la giacca di una vecchia tuta della Kappa. Seguirono tre minuti di silenzio. Guardò dall’oblò: il cane non era ancora tornato. D’improvviso sentì abbaiare all’impazzata. Di colpo, smise.
Mario aprì il finestrino.
-Baker? disse
-Baker! urlò, ma dal bosco nessuno rispose.
Andò verso la cabina di pilotaggio e aprì la porta del bagno di destra, tirandone fuori un fucile. Aperto uno scomparto, ne cavò quattro cartucce: tre le mise in tasca e con una caricò l’arma. Chiuse calcio e canna e mirò il fondo dell’aereo.
Si abbassò e si diresse verso l’oblò aperto sul lato di sinistra. Guardò di sottecchi a destra e a manca ma non vide nulla, fuorchè la neve che cadeva e gli alberi che oscillavano al vento gelido.
Un cigolio lo fece abbassare a terra. Ne sentì un altro, e poi un altro ancora. Qualcuno stava salendo i gradini della scaletta del 707. Spense la luce. Solo le vampate del focolare illuminavano la carlinga, oscillando.
“È ancora lontano” pensò Mario, strisciando vicino all’uscita cercando di fare il minor rumore possibile. Tolse il fermo alla porta mentre il rumore delle pedate sul metallo dell’ala si faceva sempre più forte.
Sentì bussare. Levò la sicura al fucile. La porta si aprì.
- Fermo o sparo! Chi è? – urlò Mario dal buio.
- Enel luce e gas, signore. Sarebbe interessato ad un contratto flat? È molto conveniente!